E una
lingua di terra protesa nel mare, verso Oriente, la città di Gallipoli che
Federico Natali presenta nella sontuosa copertina della sua opera in due
volumi - "Gallipoli nel Regno di Napoli. Dai Normanni all'Unità d'Italia
(Mario Congedo Editore) - la città antica in un dipinto di Luigi Consiglio,
artista del primo Ottocento e, sul verso, la rada del porto.
È l'immagine di una città turrita, solida, armoniosa nella sua struttura
naturale e nell'ingegneria urbana, ma soprattutto la sintesi di secoli di
storia, in cui eventi gloriosi e talvolta miserabili di asprezze, di lotte e
di redenzione si sono avvicendati in un, affascinante e coinvolgente tessuto
narrativo dell'epopea umana di una società che già dalle origini si propone
di consolidarsi e di resistere come protagonista di civiltà. E Natali mosso
da una lucida, critica ansia di ricerca, di verifica e riscontro
documentale, ci guida attraverso otto secoli di "verum et factum", a
testimoniare la tenacia e la volontà della "universitas" di Gallipoli
unanimemente protesa ad, edificare un avamposto di progresso su un trascorso
già corroborato da incontri e fusioni di culture.
La percezione lukacsiana della storia che anima l'opera di Natali consente
di seguire le vicende di quella terra di Gallipoli, della Puglia e
dell'intera Italia attraverso la messa a fuoco di tanti protagonisti, attori
e comparse di quella ampia rappresentazione di scene e ritratti della vita
reale, come anche di piccole entità del percorso storico quali sono gli
umili della terra, rendendole dipendenti, si, dal condottiero, dal re o dal
vescovo, ma in esse emerge soprattutto un popolo che vive e si struttura
proprio in virtù di un vigore endogeno, dal basso, fino a costituirsi come
autorità legittima di stimolo e di proposta nei confronti del Sovrano. Ed
allora la storia come scienza accademica o manifestazione di forze
dinastiche o di gerarchie, diventa storia interna, espressione di comunità
locali, a cui il Natali si richiama come ad elementi secondari ma
armonicamente sincroni nel costruire un più ampio disegno del loro cammino.
L'opera, in due tomi di circa 1070 pagine, arricchita di pregevoli tavole
illustrative concernenti i più salienti riferimenti storici, è anche
corredata di importantissime e dettagliate note su documenti di epoca, che
fanno luce su aspetti apparentemente minori della vita della gente comune,
delle categorie e ceti professionali, artigiani, della marineria e , del
contado, dei "popolares", insomma, costituendo uno scenario antropologico di
vivace dinamismo quanto a consapevolezza, laboriosità e capacità
imprenditoriale.
Una contestualizzazione esemplare dell'impianto storiografico: oltre che
giovarsi di felice fluidità narrativa, l'opera mantiene un costante rapporto
e raffronto fra centro di governo e periferia, fra sovrano e "Univérsitas"
locale, fra Gallipoli e l'antigallipoli, che l'antagonista possa essere
Venezia o Solimano il Magnifico, la Chiesa o la Turchia, affrontati sempre a
viso aperto. Costante è l'interazione fra la narrazione e la nota a piè di
pagina, che correda il fatto portante con relativo dettaglio cronachistico o
antropologico, consentendo di entrare nella realtà del momento. Ed infatti,
si evidenziano anche vezzi, esibizionismi e mode. Traspare come nelle
famiglie sia invalsa la moda degli schiavi, si dà conto delle asprezze del
costo della vita, dei flagelli epidemici ed agricoli, della tolleranza e
coesistenza di gruppi etnici e confessioni religiose nella comunità.
Si dispiega uno scenario nell'insieme positivo di partecipazione, di
integrazione di forze, e .di componenti sociali, di rivalità, di emulazione
e competizione, non dissimile da quanto accade anche ai nostri giorni - a
confermare l'avveduta percezione sociologica del Natali - anche quando nota
che la "storia politico-sociale e culturale di Terra d'Otranto e di
Gallipoli... si sia mossa in perfetta corrispondenza con quella del Regno di
Napoli", quindi del Regno d'Italia, quando il prevalere delle basi di
Brindisi e di Taranto hanno indotto il graduale decadimento del porto
gallipolino e della sua fiorente industria della pesca e degli oli.
Il lavoro di ricerca e di raccolta del materiale documentale è certamente
imponente ed ammirevole le modalità con cui le testimonianze siano state
distribuite all'interno di questo progetto. E non di sola ricerca e raccolta
si tratta, perchè l'autore pur nel rigore dell'impegno di studioso, riesce a
costruire pagine di autentico romanzo storico, come, ad esempio, il dilagare
di isteria collettiva seguita alla condanna di Giordano Bruno,
l'inasprimento umorale del Cardinale Capece nei confronti dei presunti
eretici, che richiamano stati d'animo del Seicento manzoniano. Vi è rigore
dottrinario di coerenza ed obiettività storica, ma anche vigore narrativo
che non costituisce difetto o insidia. Opera da consultare e da leggere
anche piacevolmente, per la sua virtù di traslarci in un passato tutto
nostro, dove i numerosi cognomi citati nell'indice ci fanno sentire a casa o
ci riconducono alle origini di famiglia. Un'opera di storia con un palpito
fisiologicamente ritmato ed un'anima limpida. |