1 Ciò determina la disapprovazione del suo prefatore, Pasquale Guarino, che così si esprime:"[…] l’autore è spesso romantico. O signori, credo inutile dirlo, ma egli nella vita non è sempre pel reale! (E. Barba, Scintille, Versi, Stab. Tipografico dell’Iride, Napoli, 1888, p.VIII).

2 Scintille, cit., p. VIII.

3 Cfr. ASCG (Archivio Storico Comune di Gallipoli), Registro Atti di Nascita 1853, fol. 70 ed ACSAG (Archivio Cattedrale di S. Agata di Gallipoli), Liber baptizatorum 1852-1862, fol. 38v.

4  Impiegato postale. Ciò lo si può ricavare leggendo un suo componimento, Lu mpiecu meu, che si trova a p. 11 della raccolta Capricci postumi di Candido Addome.

5 Rinascenza Salentina, A. IX, 1941-XIX, Lecce, p. 95.

6 Voce arcaica. Voce familiare per abbecedario [dalla croce che il libricino recava in fronte].

7 Libretto nel quale s’insegnano le prime regole aritmetiche. Arte di fare i conti.

8Rinascenza Salentina, cit., p. 176. La poesia si intitola Lu police.

9Ibidem, pag. 177.

10Sul frontespizio appariva la seguente dedica: A voi - scapestrati miei amici del cuore – che al par di me apprezzate – i fugaci giorni di gioventù – offro ridendo ancora – questi stravisatissimi versi miei.

11Figlio di Bartolomeo Ravenna e Matilde Melodia, nato il 2 gennaio 1866 (Cfr. ACSAG, Liber baptizatorum 1863-73, fol. 120v), marito di Clarice del Baroni Martucci, figlia di Domenico e di Maria Melodia, nipote del Senatore del Regno, Nicola Melodia. Le nozze si celebrarono ad Altamura il 12 luglio 1895 (Cfr. ASCG, fol. 54r, n.. 5). Bernardo era fratello di Giovanni Ravenna, più volte sindaco di Gallipoli e Consigliere provinciale.

12Si firmava anche Petrichì e D. Leonardo Cocola.

13Rinascenza Salentina, cit, p. 177.

14A. de Bernart, L’amore per Gallipoli nella poesia di Francesco Leopizzi, in "N.O. (Nuovi Orientamenti)", a. VI, 35, Galatina, i975, p. 11.

15Cfr. ACSAG, Liber baptizatorum 1852-1862, p. 339 e ASCG, Registro Atti di Nascita 1862, fol.101v.

16Cfr. ACSAG, Liber matrimoniorum 1875-1898, fol. 298r, ed ASCG, Atti di matrimonio 1895, fol. 53v, n. 4.

17Nel 1866 Giuseppe Libertini fondò la Loggia massonica gallipolina "Tommaso Briganti", alla quale, nell’aprile dello stesso anno, erano affiliati Beniamino Arlotta (Maestro Venerabile), Emanuele Barba (1° Sorvegliante), Giovanni Laviano (2° Sorvegliante), Ferdinando Vetromile (Oratore), Domenico Palmisanio (Segretario), Carlo Rocci Cerasoli (1° Esperto), Bonaventura Garzya (Tesoriere), Nel novembre dello stesso anno troviamo affiliati anche Luigi e Domenico Spirito, Attilio Passeri, Francesco Franco, Francesco Cinque, Nicola Antonaci e Gaetano De Rossi (Cfr. Mario De Marco, Appunti per la storia della Massoneria Salentina 1800-1925, Nuovi Orientamenti Oggi, Gallipoli, 1987, p. 18). A questa Loggia appartenne anche Ernesto Barba.

18Cfr. F. Natali, Nicola Patitari, poeta dialettale gallipolino dell’800, Congedo, Galatina, 1999, pp. 32-34.

19Albo ad Ernesto Barba, Tip. G. Stefanelli, Gallipoli, 1902, p.17.

20Ibidem, p. 18.

21Cfr. F. Natali, op., cit., pp. 35-36. Nicola Patitari, suo amico di divertimenti, così scriveva di lui sul primo numero: "[…] vivace di sentimento ed intelligenza, aperto ai sentimenti più gentili della natura umana, […], aveva il culto degli alti e nobili ideali e … delle cameriere, […], onesto e valente avvocato, aveva per clienti i rivoluzionari e gli ammoniti, […], e tutte le fije de bona mamma che non lo pagavano mai, e, non per niente, era lu fiju de la bunanima de lu signore nunnu (Emanuele Barba)".

22Cfr. Spartaco, A. XIII, n. 423, 24 marzo 1899.

23Lo Spartaco, n. 35, del 25 dicembre 1896, aveva riportato la notizia che Ernesto Barba, nel pulire il suo revolver carico, aveva fatto esplodere un colpo ed il proiettile aveva rasentato la fronte procurandogli una scottatura. Sullo Spartaco, n. 584, del 4 gennaio 1903, uscì il seguente editoriale: "In memoriam: Non possiamo dare alla luce il nostro periodico dopo un riposo di 5 mesi (lo Spartaco non usciva dal 10 agosto 1902) senza ricorrere colla mente al triste ricordo della morte del nostro collaboratore e fra i primi fondatori di questo giornale: Ernesto Barba. Sarebbe un voler inacerbire, alla distanza di appena tre mesi, il non sopito dolore della sua diletta consorte e dei desolati madre, sorella e fratelli, sarebbe un voler risvegliare la dolorosa impressione che la sua morte fece a tutti i suoi amici, se noi volessimo pagare con ritardo il tributo dovuto alla sua memoria col commemorare le doti e le virtù dell’amico estinto.

Una lagrima dal nostro animo tuttora in lutto ed un fiore sulla sua tomba tanto immaturamente dischiusa".