1 Cfr. N. Rosselli, Mazzini e Bakunin. Dodici anni di movimento operaio (1860-1872), nuova ed., Einaudi, Torino, 1967, pp. 100-102.

2 Cfr. A. Cherubini, Profilo del mutuo soccorso in Italia dalle origini al 1924, nel volume di vari autori, Per una storia della previdenza sociale in Italia. Studi e documenti, Roma, edito a cura dell’INPS, 1962, p.103.

3 Cfr. G. Candeloro, Storia dell’Italia moderna. Lo sviluppo del capitalismo e del movimento operaio, vol. sesto, Universale Economica Feltrinelli, Milano, 1986, pp. 33-34.

4 Agli operai di Gallipoli, "adunatisi nel giorno 4 Dicembre 1865", così il Barba parlò: "Fratelli Operai, confortati dagli esempi splendidissimi di altre città italiane voi volete costituirvi in società di mutuo soccorso ed istruzione, del cui statuto e regolamento vi piacque commettermi la compilazione – Ebbene a ringraziarvi per tamt’onore e fiducia vi dirò poche e franche parole, quali si addicono a leale operaio in libera terra. A me pare che col volervi affratellare in questa maniera mostrate di essere capaci e degni di ogni bene, perché volete onestamente usare dei due primi e più antichi diritti dell’uomo, che sono la libertà e l’associazione. Io spero ancora che voi conseguirete ogni bene, perché volete compiere i due primi doveri dell’uomo sociale, che sono lo scambievole soccorso e l’istruzione. Io anzi affermo che voi possedete i due maggiori beni che possono avere quaggiù gli operai Cristiani, cioè la volontà di perseverare nel lavoro, il quale è l’origine più santa di ogni proprietà, la fine di ogni miseria, e il desiderio di uscir dall’ignoranza, la quale è il più funesto retaggio delle classi laboriose, la cagione precipua d’ogni loro sciagura – Voi dunque potete andare alteri d’imitare in ciò l’eroe più caro d’Italia nostra, GIUSEPPE GARIBALDI, che è il primo Cristiano ed operaio del mondo, perché egli interpreta e professa la Religione di Gesù Cristo con la ragione madre di verità. Non con la superstizione fonte di menzogna, con l’amore e l’unione, non con l’odio e l’isolamento, con la virtù e il lavoro, non col vizio e l’ignavia, perché egli ha dimostrato col proprio esempio che Cogli operosi è Dio, né volge il guardo / Su l’affanno del pigro e del codardo. Quanti qui siete bottai, ebanisti, facchini, marinai, muratori, calzolai, industriosi, vi convinceste che l’Associazione produce e moltiplica quella forza, per la quale si ottiene più facilmente e prontamente il morale e materiale miglioramento vostro, dei figli e simili vostri – Consideraste che ciascun di voi pensando e lavorando da sé solo e per sé solo senza istruzione, senza un patrimonio e la speranza di aiuti diuturni, può, quando meno sel pensa, essere colla propria famiglia vittima della povertà, che sopravviene alla vecchiaia, ad una malattia, ad una qualunque sventura – Vi persuadeste che un operaio isolato è simile a quel sottil legno da cerchio di botte, che il braccio più debole può rompere, ma che stretti tutti in associazione formerete quel fascio, che nessuna forza potrà mai piegare, non che spezzare. Se di tanto vi convinceste, vi tornerà facile comprendere che ogni associazione deve aver le sue leggi, e che un’Associazione operaia, per aver vita e prosperità durevoli, deve statuir leggi accomodate alle condizioni peculiari del luogo in cui nasce. […]. Ed è perciò che nell’accozzare questi pochi articoli del nostro Statuto, posi mente alle peculiari nostre bisogne, e mirai soprattutto a fermare quattro cose fondamentali, da cui la nostra Società potesse togliere vita ed incremento duraturi. E considerando che l’istruzione, la perseveranza nel lavoro, il risparmio, e la temperanza sono i soli antidoti contro il veleno che consuma lentamente la nostra classe, le leggi che debbono rigenerarla, le fonti uniche della materiale e morale sua ricchezza; da esse, come da quattro virtù cardinali dell’operaio, derivai le seguenti norme del nostro patto sociale: 1. Rendere obbligatoria la istruzione elementare e tecnica per ogni socio e per chiunque aspira ad esserlo, ed istituire premi per quanti si distinguono nell’apprendere più arti, e nel perfezionarne alcuna – Perciocchè la istruzione è il primo ed esclusivo mezzo per cui la nostra classe potrà risorgere dall’abbiettezza in cui giace, acquistare ogni diritto politico ed amministrativo, e progredire come tutte le altre. 2. Dichiarare decaduto da ogni dritto ed avere verso la Società quel membro, che con pertinace assenza negli ordinari lavori di essa, o per difetto di contribuzione, si addimostrasse inchinevole ed abborrente da ogni fatica. 3. Istituire una Cassa di risparmio, nella quale si versasse in giorni designati la minima parte dell’obolo sudato. 4. Non accogliere nel seno della Società tutti coloro che se giudicassero indegni per condotta intemperante, ed incivile, ed espellerne quei membri che per simili cause se ne rendessero immeritevoli".Nel 1861 lo stesso Barba aveva già fondato due Associazioni operaie. Cosi egli si esprimeva, rivolgendosi con amarezza al suo popolo, sul N. 1 de Il Gallo, del 12 maggio 1862, da lui diretto con lo pseudonimo di Filodemo Alpimare: "[…] ti ricordiamo esser già un anno da che sursero in mezzo a te due Associazioni a scopo onesto, civile, filantropico: una delle quali apriva scuole serali [erano gestite, gratuitamente, dal maestro Costantino Forcignanò] per l’istruzione della tua plebe e dei tuoi figli; l’altro iniziava un monte annonario [cooperativa di consumo]. Grande fu il numero degli associati, grandissimo il concorso alle scuole ed alla sala dei Giornali [nella Biblioteca, sita nei locali di proprietà del bibliotecario, Can. Nicola Maria Cataldi, in via Ospedale vecchio], migliori le speranze economiche e commerciali. Ma tutto in brev’ora finì – l’una si sciolse per subito sconforto, l’altra assai più presto, contraddicendo a sé stessa. […]".

5 Lo Statuto era composto di 16 articoli. L’art.1 così recitava: "E’ istituita in Gallipoli, Provincia di Terra d’Otranto, una Società Operaia, di mutuo soccorso ed istruzione, alla quale possono appartenere tutt’i cittadini, che hanno i requisiti richiesti dal presente Statuto, e che potranno adunarsi pacificamente in virtù della legge fondamentale vigente nel Regno d’Italia"; l’art.2: "Scopo della Società è ottenere il miglioramento intellettuale, morale e materiale di ogni classe di Operai, provvedere a tutt’i bisogni in cui potrà essere ciascun socio: sia che si rendesse inabile al lavoro per vecchiaia, o malattia, sia per mancanza assoluta di lavoro, ed in caso di morte, per assicurare alle vedove, ed agli orfani i necessari soccorsi, ed il loro benessere"; art.4: "La Società ha come obbligo principale la istituzione di una cassa di risparmio, d’una Scuola elementare, e tecnica diretta da Maestri gratuiti eletti tra i suoi Soci, e pel primo anno solamente un monte di pegni a benefizio esclusivo dei suoi componenti"; art.16: "Il primo anno della Società degli Operai di Gallipoli si conta dal giorno 4 Dicembre 1865, nel quale fu istallata, e proclamata con apposito verbale, sotto la direzione, e presidenza provvisoria del Dottore Emanuele Barba del fu Ernesto". Il Regolamento era composto di 14 articoli. Il primo Presidente della Società fu Tommaso Sogliano, il Segretario Emanuele Barba, il Vicesegretario Sac. Saverio Convenga.

6 ASCG, Registro Deliberazioni Consiglio Comunale 1865, pp. 421-422. Il medico era Michele Perrin al quale dopo qualche anno subentrò Bonaventura Garzya.

7 Nella tornata del 25 giugno 1867 il Consiglio comunale, presieduto dall’Assessore Francesco Massa, ff. di Sindaco, assistito dal Vicesegretario comunale Antonio Mac-Donald, discusse la proposta del Consigliere Michele Perrin "per l’installazione a Gallipoli di una Cassa di Risparmio e di un Monte di Pegni, con la preferenza di quest’ultimo, come più urgente, e di assoluta necessità per le gravissime usure che si commett[evano] sopra tutto a danno delle classi più bisognose". Il Consiglio deliberò, all’unanimità, "d’impiantare un Monte di Pegni a vantaggio della generalità de’ cittadini di Gallipoli e di dare l’incarico alla Giunta Municipale di formulare l’analogo regolamento d’approvarsi dal Consiglio e quindi di chiedere il Regio decreto di approvazione". I Consiglieri comunali presenti erano: Passaby Gaetano, Marzo Luigi, Pedone Marino, Franza Luigi, Perrin Michele, Riggio Pasquale, Vetromile Ferdinando, Massa Nicola, Papaleo Giacomo, Leopizzi Pasquale (Archivio Storico Comunale di Gallipoli (ASCG), Registro Deliberazioni Consiglio Comunale, 1867, pp. 168-170).

8 ASCG, Registro Deliberazioni Consiglio Comunale 1869, pp.12-24. Presiedeva il Consiglio comunale l’Assessore Pasquale Riggio, facente funzione di Sindaco; i Consiglieri presenti erano: Papaleo Giacomo, Leopizzi Pasquale, Passaby Gaetano, Pastore Luigi, Rossi Eduardo, Pedone Marino, Solidoro Raffaele, Garzya Luigi, Vetromile Ferdinando, Massa Nicola.

9 Archivio di Stato di Lecce (ASL), Prefettura-Gabinetto, III serie, busta 17, fasc. 428, a. 1869-931, Titolo" Monte Pegni di Gallipoli – Statuto organico". Lo Statuto era composto di 37 articoli. L’articolo 1 così recitava: "Il Monte dei Pegni, istituito a Gallipoli con Real Decreto del 21 giugno 1869, ha per oggetto di far prestiti non minori di Lire due, non superiori di Lire venti, e sino alla concorrenza di fondi disponibili, agl’individui delle classi meno agiate di questa Città, mediante pegno, onde preservarli dall’usura ed assisterli nei loro urgenti bisogni"; l’articolo 2: "I fondi del Monte sono presentemente costituiti da un capitale di Mille quattrocento lire provenienti da oblazioni particolari e da Beneficiati Teatrali. Questi fondi potranno essere aumentati da sussidi Municipali e da somme che i privati vorranno depositare colla riscossione di congruo interesse, che sarà sempre l’uno per cento meno dell’interesse minimo che il Monte percepirà dai suoi mutuatari"; l’articolo 4: "I pignoranti pagheranno pel mutuo l’interesse del cinque per cento"; l’articolo 6: " I mutui fatti dal Monte avranno la durata di mesi sei prorogabili ad altri mesi sei; l’articolo 21: "Non si riceveranno in pegno arredi sacri di ogni sorta, divise militari, armi proibite, polvere da sparo, e le cose soggette a deperimento o capaci di recar danno al locale del Monte".

10 Il 7 aprile 1868 il Consiglio comunale, presieduto dall’Assessore Francesco Massa, ff. di Sindaco, deliberò, all’unanimità, l’istituzione di un "Ricovero di Mendicità e Vecchiaia, ricorrendo alla generosità di questi cittadini per la raccolta di somme ed oggetti". Il Municipio offriva "un locale comunale detto Quartiere della ex-gendarmeria, otto letti forniti di tutto, […] ed una somma annua di L.1000"; la cura del ricovero era affidata alla Congregazione di Carità. Successivamente, il Consiglio comunale, nella tornata del 31 maggio 1868, elevò il Ricovero a Corpo Morale (ASCG, Registro Deliberazioni Consiglio Comunale 1868, pp. 94-95 e pp. 164-165). A tal proposito così scrive il Maisen:" Sotto questo titolo [Ricovero di Mendicità e Vecchiaia] venne iniziata in Gallipoli un’opera eminentemente umanitaria che scosse il plauso di tutti i buoni cittadini e che tanto era reclamata dalle attuali esigenze del paese. Ebbe questa la sua iniziativa grazie alle generose offerte del Comune, della Congregazione di Carità e delle spontanee elargizioni dei privati. Il Comune vi concorse con la somma di L. 200 in contanti, e con n. 8 letti completi; la Congregazione di Carità con L. 200 e quattro letti completi, l’uso della cucina dell’Ospedale [l’Ospedale civico era gestito dalla Congregazione di Carità] e il consumo della legna. Le oblazioni dei privati ascesero a L. 2252,74. Con queste generose elargizioni potè l’Istituto mantenere pel primo anno ventisei individui, ammontando la spesa a L. 2084,20" (P. Maisen, Gallipoli e suoi dintorni, Tip. Municipale, Gallipoli, 1870, p. 69).

11 Il 30 novembre 1868 risultavano iscritti alle scuole serali che funzionavano nei locali dell’ex Convento dei Domenicani n. 113 adulti. Dall’anno scolastico 1864-65 all’anno 1868-69 i maestri furono il sacerdote Convenga Saverio, Martini Angelo e Belardi Attilio (Archivio privato di Mario Emanuele Barba, Elenco degli adulti iscritti per la Scuola serale di Gallipoli nell’anno 1864-65 e Rapporto del Direttore al Signor Pretore, Presidente del Comitato Mandamentale delle Scuole Serali e festive degli Adulti –Gallipoli).

12 Il 25 novembre 1865 il Consiglio comunale, presieduto dall’Assessore Francesco Arlotta, ff. di Sindaco, assistito dal Segretario comunale, Nicola Cataldi, accolse, all’unanimità, la proposta della Giunta Municipale relativa all’istituzione di un Asilo infantile (ASCG, Registro Deliberazioni Consiglio Comunale 1865, pp. 392-393).

13 P. Maisen, op. cit, pp. 68-68.

14 Cfr. Lettera all’on. Sig. Serafino Roggero, Direttore del Ginnasio di Gallipoli, in Archivio M.E. Barba, cit.

15 Il testo completo del programma dell’associazione Libertà e Giustizia è ripubblicato da A. Romano, Storia del movimento socialista in Italia, III. Testi e documenti, 1861-1882, 2^ ed., Laterza, Bari, 1967, pp. 38-43.

16 Cfr. P. Maisen, op. cit., pp. 54-55. Il Maisen così scrive: "[…]. E’ questa una manifattura importantissima che negli anni di gran commercio oleario, assicura gli alimenti a ben oltre 400 famiglie. Questa importante industria, produce all’anno in media un centomila botti della capienza di 200.000 salme [1 salma = Kg.147,312] e del valore di circa un milione di lire italiane.[…], mentre tenendo calcolo dell’ultimo decennio si può ben calcolare da 18 a 20 mila tonnellate in coacervo il bottame che ogni anno forniscono queste fabbriche al commercio dell’olio ed a quello del vino".

17 Le Case commerciali più importanti erano quelle di Antonio Auverny e C., Minasi-Arlotta, Stefano Baylè, Fratelli De Luca, Maglione e C., Vincenzo Starace, Giuseppe Tamborrini, Federico Arlotta, Fratelli Palmentola, Fratelli Costa, Fratelli Fedele. Queste Case eseguivano transazioni commerciali in olio, vino ed altri generi per qualsiasi piazza d’Italia, d’Europa e d’America (Cfr. Pietro Maisen, op. cit., p. 315).

18 ASL, Prefettura-Gabinetto, cat. 28, busta 284, fasc.3341, Titolo dell’affare "Provvista di lavori a classi povere", gennaio 1882. Presidente della Società Cooperativa dei Bottai era Pasquale Sogliano, Segretario Giuseppe Pepe.

19 Ibidem

20 .ASCG, Registro Deliberazioni Consiglio Comunale 1882, pp. 99-105.

21 Ibidem, pp.150-152.

22 ASL, Prefettura-Gabinetto, cit., dicembre 1882.

23 Ai disordini seguì un processo presso il Tribunale di Lecce che si concluse col "non farsi luogo a procedimento penale a danno dei processati per mancanza di prove ed indizi precisi" (La Stregghia, A. I, n. 14, 31 ottobre1884); cfr. anche Tesi di Laurea di A. Schirosi, Gallipoli dal 1860 al 1900, Anno Accademico 1967-68.

24 Cfr. F. Natali, Nicola Patitari, poeta dialettale gallipolino dell’800, Congedo Editore, Galatina, 1999, pp. 23-24.

25 Ibidem, pp. 26-27.

26 Il Patto di Fratellanza fu approvato dal XII Congresso delle Società Operaie Italiane tenuto a Roma nel novembre del 1871 e fu modificato nel XV Congresso delle Società affratellate tenuto a Genova nel giugno del 1882. Le Società Operaie Italiane affratellate, di ispirazione mazziniana, cessarono di esistere nei primi anni Novanta.

27 Spartaco, A. I, n. 49 novembre 1887.

28 Ibidem.

29 Spartaco, A. III, n.71-72, 7 luglio 1889.

30 Fondato nel 1881, cessò le pubblicazioni dopo due anni.

31 Da mesi non "si pagavano gli stipendi agli insegnanti" ed alle balie "non si davano quelle poche lire che percepivano per l’allevamento dei pargoli abbandonati" (Spartaco, A.II, n. 39 e 42 del 22 luglio e del 12 agosto 1888).

32 Spartaco, A. II, n. 43, 20 agosto 1888 e n. 46, 12 settembre 1888. Il Diavolo Rosso invitava il Prefetto "che si degnasse di vedere chiaramente ciò che di marcio c’è nel Municipio, emanando energico e severo provvedimento", ed avvertiva il Procuratore del Re "che qui [a Gallipoli] si ha sete di giustizia, che è il primo e più saldo fondamento di tutti gl’istituti civili" e che occorreva "tutelare giuridicamente il popolo gallipolino facendo vedere che la legge deve essere uguale per tutti".

33 Spartaco, A. II, n. 43, 20 agosto 1888.

34 ASCG, Registro Deliberazioni Consiglio Comunale 1888, pp. 214-217. I Consiglieri Comunali presenti erano: Leopizzi Felice, Consiglio Emanuele, Cosenza Luigi, Pedone Marino, Franco Francesco, Rossi Emanuele, D’Elia Sebastiano, Bianchi Francesco; Segretario Comunale: Consiglio Alberto.

35 Spartaco, A. II, n. 52, 27 novembre 1888.

36 La Commissione, votata all’unanimità dall’Assemblea, era così composta: Presidente: Mosco Giuseppe; Membri: Portone Federico, Miggiano Felice, Bottazzo Antonio, Bernardo Greco, Maggio Luigi, Antonaci Guglielmo, Stefanelli Vincenzo, Ippazio Nicola Magno, Pastore Francesco, Biasco Vincenzo, Passeri Attilio. Erano tutti operai facenti parte del Comitato promotore e delle presidenze delle Società operaie.

37 Spartaco, A. II, n. 52, 27 novembre 1888.

38 Spartaco, A. II, n. 53, 7 dicembre 1888.

39 Spartaco, A. III, n. 56, 21 gennaio 1889.

40 Questa la relazione di Francesco Crispi al Re per lo "scioglimento del Municipio di Gallipoli": "Sire, il Prefetto di Lecce ha fatto eseguire una ispezione al Comune di Gallipoli ed ha constatato che in questi due ultimi anni l’erario comunale, prima sufficientemente equilibrato, è stato colpito dal ‘mal governo’ degli attuali amministratori tanto da presentare per tre esercizi finanziari 1866-1889 un deficit di L. 144.000. I motivi principali di siffatta deficienza sono la poca solida formazione dei bilanci preventivi, basati sopra attività di gran lunga superiori al realizzabile, e le ‘eccessive prodigalità’ nelle spese neppure contenute nei limiti assegnati dai bilanci stessi: […]. Per l’anno volgente presentasi novella deficienza e già la cassa comunale versa in gravi difficoltà, a superare le quali non è sperabile riescano gli attuali Amministratori, cui fa difetto un accorto criterio finanziario, mentre poi li spinge un’irrefrenabile tendenza a prodigare nelle spese. Allo stato delle cose è pertanto necessario ricorrere alla misura dello scioglimento di quel Consiglio Comunale ed io mi onoro di sottoporre all’Augusta firma di M. V. il relativo decreto" (Spartaco, A. IV, n. 99, 28 febbraio, 1890).

41 F. Natali, op. cit., p. 28. Il Cav. Bevilacqua, Commissario prefettizio, non aveva voluto accettare il difficile mandato poiché "nei pochi giorni che aveva retto la nostra scapigliata amministrazione ha compreso che trattasi di putrido … non riparabile senza l’intervento del potere giudiziario" (Spartaco, A. III, n. 86, 10 novembre, 1889).

42 La legge del 30 dicembre 1888 aveva esteso il diritto di voto amministrativo a tutti i cittadini maschi che avessero compiuto il ventunesimo anno d’età, sapessero leggere e scrivere e pagassero almeno 5 lire di imposte l’anno.

43 Spartaco, A. III, n. 90-91, 19 dicembre 1899.

44 Spartaco, A. III, n. 93-94, 30 dicembre 1889. Il reclamo fu presentato al Prefetto, il 10 gennaio 1890, senza alcun successo, da una Commissione composta da Ernesto Barba, Antonio Franza, Vincenzo D’Elia, Arturo Senape e Francesco Pastore.

45 Cfr. F. Natali, op. cit., p. 29. Il Partito Democratico Repubblicano riportò 378 voti contro i 274 del Partito Conservatore, conquistando 24 seggi su 30.